Next week there will be no lessons so that you can revise material covered throughout the course. Lessons will begin again on Monday 6th/8th May. Posted below is one version of the Italian newspaper article done in class this week follwed by another article to be prepared for 6th/8th May.
“ We will not allow schools and universities to be occupied because this goes against
democracy. Actually, it is an act of violence against students, their families and the State, said S.B.. His is a
hard line that could also involve the
use of the state and military police. The Prime Minister added, “ I will speak to the
home secretary and give him detailed instructions on how the police are to intervene
to prevent such / these things happening. The press conference, held
by the Prime Minister and minister M.G; had been organised so
as to “reveal left-wing lies” as the brochure distributed at the conference reads. B is certainly
challenging the accusations from” the left who
are exploiting public opinion/jumping on the bandwagon of public protest.. Furthermore, he has accused the press of being “cut off
from reality” and public television of “spreading anxiety”. He addressed the
protesters directly:- “ It’s our job to
defend the State and anyone who
commits a crime should bear this in mind/ not forget this” His reaction
was heated when a (female)journalist asked
him if the police would be used against primary school teachers :- “
it is the duty of the State to
guarantee the rights of its citizens . I’m going to be here for another four and a half years so you had better get used to it. We are not going to budge/ We will be
making no concessions”. This extremely
hard line is both disconcerting and worrying for the home secretary. Roberto Maroni met the Prime Minister in the
afternoon. Berlusconi wants to see “
evident signs the situation is changing” and said that “ the occupation of
public places is not acceptable” and that
those who are protesting are a
minority. He compared the situation to
the protests against the landfills in Campania. Today the situation will be discussed at the Home Office in a meeting chaired by
Alfredo Mantovano, the undersecretary. Currently
there is no likelihood that the police
will actually enter the universities but they
will probably intervene in the surrounding outside communal areas. Moral suasion is being considered as a means
to block
the protests by talking to
rectors, deans and students involved in the sit-ins. However, it is B’s comments that have sparked debate.
Veltroni accused him of “ adding
fuel to
the fire”, and of having “ a
provocative and simplistic” attitude to
the problem. He went on to say “
The government must assume responsibility for turning a social
problem into a threat to public safety. It’s not the first
time a government has had to face public
protest, this is the spice of democracy/ this is what democracy is about”.
Tra la Queen Mum e il
genero anni di scaramucce e dispetti. Lui voleva modernizzare. Lei non lasciò
il palazzo finché il riscaldamento dei suoi appartamenti non smise di
funzionare. Lei era la Regina Madre, la mamma più amata del Regno. Lui il bel
principe, l' unico uomo amato da Elisabetta II. Così, riflettendoci, la Queen
Mum era anche la Regina Suocera, almeno per Filippo duca di Edimburgo. E il
rapporto tra i due, rivela una ricostruzione storica per un documentario di
Channel 4, seguì il cliché di dispetti, dissapori e ripicche comune in famiglie
borghesi o popolari. La rivalità esplose il 6 febbraio 1952, con la morte di
Giorgio VI. «Fu uno choc per la vedova scoprire che il potere era passato
improvvisamente alla figlia», spiega la storica Sarah Bradford. Nei quindici
anni di regno del malato e balbuziente Giorgio, la moglie aveva svolto un ruolo
di primo piano a Buckingham Palace. A soli 51 anni il suo potere scompariva:
sconcerto e risentimento si diressero verso il genero. Il giovane duca voleva
modernizzare la monarchia (il termine The Firm, La Ditta, probabilmente l' ha
introdotto lui), la madre di Elisabetta era per la continuità e chiese sostegno
anche al vecchio Winston Churchill. Qualche esempio: Filippo, arrivato a
Buckingham Palace, trovò un po' fuori moda che i membri della Royal Family per
parlarsi spedissero lungo i corridoi e i saloni e gli scaloni dei valletti con
messaggi scritti a mano e deposti su vassoi d' argento. La vedova invece
trovava il sistema perfettamente funzionale. E poi, la Regina Suocera non
voleva decidersi a lasciare il palazzo e trasferirsi a Clarence House, perché
pensava di poter ancora contribuire non poco alla gestione della corte. La
questione si risolse quando nelle stanze della Queen Mum smise di funzionare il
riscaldamento, non fu mai chiarito come. La contesa però era più seria: Filippo
tra l' altro aveva discusso con Elisabetta dell' opportunità che lei prendesse
il suo nome, trasformando la Casa regnante da Windsor in Mountbatten. La Regina
Madre esasperata si sarebbe rivolta a Churchill definendo il genero «quel
maledetto sciocco Edimburgo». Lui si sarebbe lamentato: «Vogliono trasformarmi
in ameba». Terreno principale dello scontro familiar-generazionale furono i
preparativi per l' incoronazione di Elisabetta. Filippo suggeriva di
svecchiarla. La vedova pensava che dovesse rimanere assolutamente immutata. La
guerriglia comprese anche questioni apparentemente trascurabili: come quando
Filippo decise di andare a ispezionare i 13 mila soldati e le 29 bande che
avrebbero partecipato alla parata, volando in elicottero. La suocera obiettò
che un membro della Royal Family non doveva usare «un mezzo plebeo». Furono in
disaccordo anche sul fotografo ufficiale e Filippo perse di nuovo. Ebbe
soddisfazione solo ottenendo che quel 2 giugno 1953 le telecamere della Bbc
riprendessero in diretta il sacro momento in cui l' arcivescovo di Canterbury
presenta al sovrano i simboli del potere. Naturalmente la prospettiva che
cameraman e telecronista entrassero a Westminster Abbey era sembrata orrenda
alla Regina Madre che rimase sconvolta quando Filippo fu inquadrato mentre
baciava sulla guancia Sua Maestà Elisabetta II. Guido Santevecchi
Santevecchi Guido,
Corriere della Sera