venerdì 8 novembre 2019

MAGISTRALE 1 - material for 12th November.

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Ho visto Lila per l’ultima volta cinque anni fa, nell’inverno del 2005. Stavamo passeggiando di buon mattino lungo lo stradone e, come ormai da anni, non riuscivamo a sentirci a nostro agio. Parlavo solo io, mi ricordo: lei canterellava, salutava gente che nemmeno rispondeva, le rare volte che mi interrompeva pronunciava solo frasi esclamative, senza un nesso evidente con ciò che dicevo. Erano successe negli anni troppe cose brutte, alcune orribili, e per ritrovare la via della confidenza avremmo dovuto dirci pensieri segreti, ma io non avevo la forza di trovare le parole e lei, che forse la forza ce l’aveva, non ne aveva voglia, non ne vedeva l’utilità.
Le volevo comunque molto bene e quando venivo a Napoli cercavo sempre di incontrarla, anche se, devo dire, ne avevo un po’ paura. Era cambiata molto. Su entrambe la vecchiaia aveva avuto la meglio, ormai, ma mentre io combattevo contro la tendenza a prendere peso, lei era stabilmente pelle e ossa. Aveva capelli corti che tagliava da sola, bianchissimi non per scelta ma per trascuratezza. Il viso, molto segnato, rimandava sempre più a quello di suo padre. Rideva per il nervoso e parlava a voce troppo alta. Gesticolava di continuo, dando al gesto una tale feroce determinazione che pareva voler tagliare in due le palazzine, la strada, i passanti, me.
Ci trovavamo all’altezza della scuola elementare quando un uomo giovane che non conoscevo gridò che in un’aiuola accanto alla chiesa era stato trovato un cadavere di donna. Ci affrettammo verso i giardinetti. La donna giaceva su un fianco, era straordinariamente grassa, indossava un impermeabile fuori moda di colore verde scuro. Lila la riconobbe subito, io no: era la nostra amica d’infanzia Gigliola Spagnuolo.
                                                                     Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta (adapted )

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