«Non
permetteremo che vengano occupate scuole e università – dice Berlusconi -
perché non è un fatto di democrazia ma di violenza nei confronti di altri
studenti, delle famiglie e dello Stato». Linea della fermezza, quindi, con la
possibilità di far ricorso a poliziotti e carabinieri: «Convocherò il ministro
dell' Interno - dice ancora il presidente del Consiglio - e gli darò istruzioni
dettagliate su come intervenire con le forze dell' ordine per evitare che
queste cose succedano». La conferenza stampa del premier e del ministro
Mariastella Gelmini era stata organizzata per «smascherare le bugie della
sinistra», come dice l' opuscolo distribuito all' uscita. Berlusconi contesta
sì le accuse che gli arrivano dalla «sinistra che cavalca la piazza», accusa
poi i giornali di «aver divorziato dalla realtà» e la televisione pubblica di
«diffondere ansia». Ma è ai manifestanti che si rivolge: «Noi faremo lo Stato,
chi compie un reato lo sappia». E si scalda quando una giornalista gli chiede
se la polizia potrebbe essere usata anche contro le maestre: «Lo Stato deve
garantire il diritto dei cittadini. Avete 4 anni e mezzo di tempo, fateci il
callo. Non retrocederò di un millimetro». Linea dura, durissima che spiazza e
crea preoccupazione al ministero dell' Interno. L' incontro con Roberto Maroni
arriva nel pomeriggio. Berlusconi chiede un «forte segnale di discontinuità», dice che «l'
occupazione dei luoghi pubblici non è tollerabile», che a
protestare è una minoranza. E paragona la situazione ai blocchi contro le
discariche in Campania. Oggi la situazione sarà discussa al Viminale, con una
riunione presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Al momento si
esclude che le forze dell' ordine possano entrare nelle università mentre è
possibile che vengano sgomberate le aree esterne. Per fermare la protesta si
pensa piuttosto alla cosiddetta moral suasion, cioè a parlare con rettori e
presidi, a convincere gli occupanti. Ma a far discutere sono le parole di
Berlusconi sull' uso della forza. Walter Veltroni lo accusa di «soffiare sul
fuoco», di affrontare il problema «in modo provocatorio e semplificato» e
spiega: «Il governo si assume la responsabilità di trasformare un problema
sociale in un problema di ordine pubblico. A tutti è capitato di stare al
governo e subire una contestazione: è il sale della democrazia». Il suo vice
Dario Franceschini si appella al premier «perché agli studenti non venga
toccato un capello».
Salvia Lorenzo
Corriere della Sera
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